Quante volte ti è stata fatta questa domanda?
Quante volte hai dovuto scegliere tra questi due fantastici vitigni?
Se la risposta è “molte volte” non stupirti, si tratta semplicemente dei principali vitigni a bacca rossa del territorio italiano.
Continua a leggere per scoprire come rispondere a questa domanda in maniera competente senza essere necessariamente un esperto di vini.
Alla base di ogni vino, a prescindere dalla denominazione, ci sono sempre uno o più vitigni.
I protagonisti della nostra storia sono proprio loro: Montepulciano e Sangiovese
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Alla base di ogni vino, a prescindere dalla denominazione, ci sono sempre uno o più vitigni.
I protagonisti della nostra storia sono proprio loro: Montepulciano e Sangiovese.
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Continua a leggere per scoprire come rispondere a questa domanda in maniera competente senza essere necessariamente un esperto di vini.
Alla base di ogni vino, a prescindere dalla denominazione, ci sono sempre uno o più vitigni.
I protagonisti della nostra storia sono proprio loro: Montepulciano e Sangiovese
Il Montepulciano è un vitigno “Adriatico”, la cui produzione più caratteristica si sviluppa dal nord del Molise, per proseguire in Abruzzo e terminare nelle Marche. La “Mediterraneità” della zona è attenuata dalla vicinanza dell’area balcanica, fonte di masse d’aria più fredda nel periodo invernale e dagli effetti del mare Adriatico, interno e poco profondo, il più freddo fra i mari del bacino del Mediterraneo.
Il Montepulciano è un vitigno “Adriatico”, la cui produzione più caratteristica si sviluppa dal nord del Molise, per proseguire in Abruzzo e terminare nelle Marche. La “Mediterraneità” della zona è attenuata dalla vicinanza dell’area balcanica, fonte di masse d’aria più fredda nel periodo invernale e dagli effetti del mare Adriatico, interno e poco profondo, il più freddo fra i mari del bacino del Mediterraneo.
Il Montepulciano è un vitigno “Adriatico”, la cui produzione più caratteristica si sviluppa dal nord del Molise, per proseguire in Abruzzo e terminare nelle Marche. La “Mediterraneità” della zona è attenuata dalla vicinanza dell’area balcanica, fonte di masse d’aria più fredda nel periodo invernale e dagli effetti del mare Adriatico, interno e poco profondo, il più freddo fra i mari del bacino del Mediterraneo.
Il Sangiovese è un vitigno caratteristico dell’Italia Centrale, le cui migliori espressioni si trovano in Toscana, Umbria, Romanga e Marche. L’indeterminatezza delle sue origini, contese tra romagnoli e toscani, conferisce al vitigno un’aura mitica e ci riporta attraverso il suo nome al sangue ed ai suoi simboli, quali sacrificio alla divinità: Sangiovese ossia sangue di Giove (sanguis Jovis). Altre fonti toscane e corse sostengono invece l’origine da “sangiovannese” (San Giovanni) per la sua epoca di maturazione abbastanza precoce.
Il Sangiovese è un vitigno caratteristico dell’Italia Centrale, le cui migliori espressioni si trovano in Toscana, Umbria, Romagna e Marche.
L’indeterminatezza delle sue origini, contese tra romagnoli e toscani, conferisce al vitigno un’aura mitica e ci riporta attraverso il suo nome al sangue ed ai suoi simboli, quali sacrificio alla divinità: Sangiovese ossia sangue di Giove (sanguis Jovis). Altre fonti toscane e corse sostengono invece l’origine da “sangiovannese” (San Giovanni) per la sua epoca di maturazione abbastanza precoce.
Il Sangiovese è un vitigno caratteristico dell’Italia Centrale, le cui migliori espressioni si trovano in Toscana, Umbria, Romagna e Marche.
L’indeterminatezza delle sue origini, contese tra romagnoli e toscani, conferisce al vitigno un’aura mitica e ci riporta attraverso il suo nome al sangue ed ai suoi simboli, quali sacrificio alla divinità: Sangiovese ossia sangue di Giove (sanguis Jovis). Altre fonti toscane e corse sostengono invece l’origine da “sangiovannese” (San Giovanni) per la sua epoca di maturazione abbastanza precoce.
Il mondo del vino come lo conosciamo oggi è frutto di un’inversione di tendenza finalizzata ad una sempre maggiore attenzione per la qualità, manifestatasi a partire dagli anni ’60 e più precisamente nel 1966, anno in cui vennero istituite le DOC.
Le denominazioni di origine sono delle certificazioni rilasciate per un determinato vino, con le quali un ente preposto garantisce che il vino soddisfi i requisiti minimi in termini di qualità previsti dal disciplinare di quella specifica denominazione.
Come in ogni storia che si rispetti, anche nel nostro caso dobbiamo fare “i conti con l’oste”, ovvero i Disciplinari, un vero e proprio manuale di istruzioni che definisce i limiti delle aree di produzione, i vitigni che possono concorrere per creare la denominazione, la resa per ettaro e l’affinamento minimo.
Dal punto di vista culturale ed economico la finalità principale di questi strumenti è quella di legare i prodotti ai loro territori di origine. Il legame delle produzioni al territorio permette la promozione di entrambe queste risorse contemporaneamente.
Il mondo del vino come lo conosciamo oggi è frutto di un’inversione di tendenza finalizzata ad una sempre maggiore attenzione per la qualità, manifestatasi a partire dagli anni ’60 e più precisamente nel 1966, anno in cui vennero istituite le DOC.
Le denominazioni di origine sono delle certificazioni rilasciate per un determinato vino, con le quali un ente preposto garantisce che il vino soddisfi i requisiti minimi in termini di qualità previsti dal disciplinare di quella specifica denominazione.
Come in ogni storia che si rispetti, anche nel nostro caso dobbiamo fare “i conti con l’oste”, ovvero i Disciplinari, un vero e proprio manuale di istruzioni che definisce i limiti delle aree di produzione, i vitigni che possono concorrere per creare la denominazione, la resa per ettaro e l’affinamento minimo.
Dal punto di vista culturale ed economico la finalità principale di questi strumenti è quella di legare i prodotti ai loro territori di origine. Il legame delle produzioni al territorio permette la promozione di entrambe queste risorse contemporaneamente.
Il mondo del vino come lo conosciamo oggi è frutto di un’inversione di tendenza finalizzata ad una sempre maggiore attenzione per la qualità, manifestatasi a partire dagli anni ’60 e più precisamente nel 1966, anno in cui vennero istituite le DOC.
Le denominazioni di origine sono delle certificazioni rilasciate per un determinato vino, con le quali un ente preposto garantisce che il vino soddisfi i requisiti minimi in termini di qualità previsti dal disciplinare di quella specifica denominazione.
Come in ogni storia che si rispetti, anche nel nostro caso dobbiamo fare “i conti con l’oste”, ovvero i Disciplinari, un vero e proprio manuale di istruzioni che definisce i limiti delle aree di produzione, i vitigni che possono concorrere per creare la denominazione, la resa per ettaro e l’affinamento minimo.
Dal punto di vista culturale ed economico la finalità principale di questi strumenti è quella di legare i prodotti ai loro territori di origine. Il legame delle produzioni al territorio permette la promozione di entrambe queste risorse contemporaneamente.
Il Rosso Piceno, vino che per disciplinare può essere prodotto nelle province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Acncona ad esclusione della zona del Conero, è un blend di Montepulciano e Sangiovese, gli architravi portanti della denominazione.
E’ evidente come la zona di produzione costituisca un’area in cui si sovrappongono le migliori espressioni dei due vitigni.
Ritornando ai protagonisti della nostra storia, Montepulciano e Sangiovese, il disciplinare, pur imponendo la loro presenza, permette di sperimentare con le percentuali:
Il Rosso Piceno, vino che per disciplinare può essere prodotto nelle province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Acncona ad esclusione della zona del Conero, è un blend di Montepulciano e Sangiovese, gli architravi portanti della denominazione.
E’ evidente come la zona di produzione costituisca un’area in cui si sovrappongono le migliori espressioni dei due vitigni.
Ritornando ai protagonisti della nostra storia, Montepulciano e Sangiovese, il disciplinare, pur imponendo la loro presenza, permette di sperimentare con le percentuali:
Il Rosso Piceno, vino che per disciplinare può essere prodotto nelle province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Acncona ad esclusione della zona del Conero, è un blend di Montepulciano e Sangiovese, gli architravi portanti della denominazione.
E’ evidente come la zona di produzione costituisca un’area in cui si sovrappongono le migliori espressioni dei due vitigni.
Ritornando ai protagonisti della nostra storia, Montepulciano e Sangiovese, il disciplinare, pur imponendo la loro presenza, permette di sperimentare con le percentuali:
La denominazione Rosso Piceno DOC Superiore può essere prodotta esclusivamente nel territorio di 14 comuni all’interno della provincia di Ascoli Piceno, in una zona collinare che si affaccia sul mare Adriatico.
Il vino a DOC “Rosso Piceno Superiore” non può essere immesso al consumo in data anteriore al 1º novembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve. La zona iscrivibile è molto ristretta, tutta contenuta all’interno della fascia collinare della provincia di Ascoli Piceno.
In aggiunta ai due vitigni principali, possono concorrere alla produzione del Rosso Piceno altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, raccomandati e/o autorizzati nella Regione Marche, fino ad un massimo del 15%.
La denominazione Rosso Piceno DOC Superiore può essere prodotta esclusivamente nel territorio di 14 comuni all’interno della provincia di Ascoli Piceno, in una zona collinare che si affaccia sul mare Adriatico.
Il vino a DOC “Rosso Piceno Superiore” non può essere immesso al consumo in data anteriore al 1º novembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve. La zona iscrivibile è molto ristretta, tutta contenuta all’interno della fascia collinare della provincia di Ascoli Piceno.
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Il vino a DOC “Rosso Piceno Superiore” non può essere immesso al consumo in data anteriore al 1º novembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve. La zona iscrivibile è molto ristretta, tutta contenuta all’interno della fascia collinare della provincia di Ascoli Piceno.
La prima annata che abbiamo imbottigliato risale al 1970 e da più di 50 anni ci dedichiamo a questa denominazione in tutte le sue sfaccettature che noi chiamiamo “interpretazioni“.
L’azienda rimane sempre nelle mani della famiglia Rozzi anche dopo la morte di Costantino: periodi meno positivi si sono susseguiti a grandi risultati in un contesto, quello dei primi anni 2000, che ha cambiato fortemente il mondo in cui viviamo e ancor di più il mondo del vino, sino a quando ad inizio del 2020 l’azienda viene presa in mano da Anna Maria e Giorgio, figlia e nipote del presidente, che decidono di riproporsi sul mercato e affrontare nuove sfide, con lo stesso spirito ambizioso che ha caratterizzato il “presidentissimo”.
“Al ristorante mi offrono una bottiglia del Presidente e ho creduto a lungo che fosse una predilezione di Pertini prima di realizzare che ad Ascoli il Presidente è solo il signor Costantino Rozzi…”
Viaggio in Provincia, Luca Goldoni, Mondadori, Milano, 1984, pag. 56
Il Rozzano nasce dalla mente visionaria di Costantino Rozzi, imprenditore dalle mille sfaccettature, da sempre guidato e ispirato dal profondo e incondizionato amore per la sua terra; dalle strade ai ponti, dagli alberghi ai ristoranti ha sempre valorizzato quel senso di appartenenza al territorio che amava tanto da ricoprire per più di 30 anni il ruolo di presidente dell’Ascoli Calcio, portando la squadra a militare per svariate stagioni nei campionati di serie A e B.
Con una tale personalità, è stata solo una questione di tempo prima che sbocciasse l’amore anche con la viticoltura; l’acquisto delle prime vigne risale infatti al 1968.
Il Piceno in un bicchiere, solo Montepulciano (85%) e Sangiovese (15%).
E’ un vino di un’eleganza sorprendente perché al palato la prima sensazione è quella dell’esuberanza del montepulciano che riempie, per poi finire con la personalità riservata del sangiovese. Questo inizio esplosivo e finale elegante ha richiesto un’enorme abilità nell’andare a domare le due personalità al fine di ottenere un vino elegante e rispettoso degli abbinamenti con il cibo, dai più tradizionali ai più coraggiosi come il tartufo.
Questa eleganza è dovuta al fatto che il Sangiovese viene lasciato una ventina di giorni sui graticci prima di essere vinificato; lavorazione che conferisce un retrogusto leggermente speziato, quasi pepato.
Internazionale perché il disciplinare prevede che possa essere aggiunto all’uvaggio obbligatorio del blend (Montepulciano e Sangiovese), un 15% di vitigni a bacca rossa non aromatici non vietati alla coltivazione nel territorio della regione Marche.
Questo 15% è rappresentato nel VELLUTATO dal Cabernet Sauvignon.
Emerge subito il sapore di ciliegia sia al naso che alla bocca e mantiene un’eleganza amabile e sbarazzina; un vino che bevi senza pensieri perché è lui che ti accompagna e si adatta, un vino che bevi con il sorriso.
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